Sabato
23 febbraio 2019 4° incontro - Lettera di Giacomo, capitolo quarto
L’inno
alla carità (Corinzi
13,1-13)
1 Se
anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi
la carità,
sono
come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
2 E
se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta
la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, non sono nulla.
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, non sono nulla.
3 E
se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per
esser bruciato,
ma non avessi la carità,niente mi giova.
ma non avessi la carità,niente mi giova.
4 La
carità è paziente, è benigna la carità;
non
è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
6 non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
6 non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.
7 Tutto
copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
8 La
carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.
10 Ma quando verrà ciò che è perfetto,
quello che è imperfetto scomparirà.
il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.
10 Ma quando verrà ciò che è perfetto,
quello che è imperfetto scomparirà.
11 Quand'ero
bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da
bambino.
Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato.
Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato.
12 Ora
vediamo come in uno specchio, in maniera confusa;
ma allora vedremo a faccia a faccia.
Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,
come anch'io sono conosciuto.
ma allora vedremo a faccia a faccia.
Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,
come anch'io sono conosciuto.
13 Queste
dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità;
ma
di tutte più grande è la carità!
INTRODUZIONE
Il
capitolo 4 della lettera di Giacomo si sofferma a considerare cosa
accade all'uomo quando, non ascoltando la Parola di verità, dà
prevalenza all'egoismo ed alla volontà di possesso, quando al centro
della sua azione c'è il proprio tornaconto e non l'amore verso il
prossimo e, in definitiva, agisce “a prescindere” da Dio.
Scoppiano liti e rivalità, si trama contro gli altri, considerati
come ostacoli alla propria realizzazione, fino a volerne
l’annientamento.
Giacomo
dice un’altra cosa importante. L’uomo che rincorre queste cose
prega Dio, anche insistentemente, ma prega invano perchè chiede “per
sè”, per il proprio piacere.
Per
Giacomo non ci sono mezze misure. L'avidità per le cose e la
bramosia per il potere, che sono ciò a cui aspira chi appartiene al
“mondo”, significano “inimicizia” con Dio, lontananza dalla
proposta evangelica dell'amore che salva il povero, innalza l'umile e
rovescia il potente dal trono del suo egoismo.
Non
pensiamo solo ai ricchi della terra: despoti, magnati, capi di stato
e di lobbies potenti : tutto sommato sono pochi uomini che
gestiscono gran parte dei beni del pianeta. Avranno le loro
responsabilità, probabilmente.
Pensiamo
piuttosto a noi, persone comuni, al nostro ruolo silenzioso nella
storia. forse è “solo” quello di intessere relazioni di
fratellanza secondo uno spirito di sapienza “che viene dall’alto”:
pacifica, mite, piena di misericordia, senza ipocrisie. e da questi
sentimenti dovrebbe essere sorretta la nostra parola.
abbiamo
quindi pensato di soffermarci ancora sulla parola, quale veicolo di
relazione con gli altri ed espressione di sè , puntando l’attenzione
sugli ultimi due versetti del capitolo quarto.
“non
sparlate”, “non giudicate” i vostri fratelli, ma sforzatevi di
guardarli come Dio li guarda.
LA
PAROLA
Innanzitutto
…. la parola che pronunciamo svela noi stessi.
→
come mezzo per il dialogo, come alimento di una relazione. Nel vero
dialogo però....ciascuno
sia pronto all’ascolto, lento a parlare, lento all’ira
→
“parola data” … lealtà... il vostro parlare sia si e no
→
scritta. È la parola che oltrepassa il tempo. I mezzi di
comunicazione e i fiumi di parole che stordiscono e non offrono
conoscenza. Il diritto all'oblio....
→
e giudizio. Il giudizio di chi si reputa ineccepibile e dunque
legittimato ad esprimere valutazioni sugli altri. Il giudizio
prudente, quello dell'uomo saggio.
→
detta nel modo giusto a seconda di chi si ha davanti. È forma di
amore perchè è espressione di Attenzione verso l'altro
→
come necessità di esprimersi e di manifestarsi agli altri. Necessità
di essere compresi/capiti da chi ci vuol bene
→
detta alle spalle … la maldicenza ed il pettegolezzo. Parole
inutili o dannose che creano sospetto, discredito..
→
da adoperare nell'educazione dei figli. La parola che forma.
→
quando parlare e quando tacere? Quando esprimere i propri bisogni?
→
parola come espressione della nostra relazione con Dio nella
preghiera e non
E
… com'è la parola di Dio???????
-
la parola di Dio venne su Giovanni
-
ecco, sono la serva del signore avvenga di me secondo la tua parola
-
dì soltanto una parola e il mio servo sarà salvato
-
sulla tua parola getterò le reti
-
una parola dura da accogliere
-
passeranno i cieli e terra ma la sua parola non passerà
-
Siate però esecutori della parola e non ascoltatori soltanto, ingannando così voi stessi
Riferimento biblico: Giacomo - Capitolo 4 vedi Bibbia
Riportiamo la scheda di lavoro proposta al gruppo come guida alla riflessione PDF.